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Sindacalista, militare, politico e giornalista italiano.
Filippo Corridoni nacque a Pausula, oggi Corridonia, il 19 agosto 1887 da una famiglia di operai.
Dopo avere studiato all’Istituto Superiore Industriale di Fermo si trasferì nel 1905 a Milano per lavorare presso l’azienda metallurgica Miani-Silvestri.
Nella città lombarda aderì prima al socialismo e più tardi divenne uno dei capi del sindacalismo rivoluzionario, guidando vittoriosamente importanti lotte per l’emancipazione dei lavoratori. Ardente sindacalista e propagandista instancabile Corridoni univa alla fede nei suoi ideali un forte senso di rispetto verso il mondo operaio.
Per non tradire la sua ideologia, nella sua breve vita affrontò condanne, molti mesi di detenzione presso le carceri di S. Giovanni in Monte di Bologna, di Modena e soprattutto S. Vittore a Milano e, persino, l’esilio, prima in Francia e poi in Svizzera.
Da uomo d’azione durante la lontananza forzata riuscì però a rientrare in Italia protetto dallo pseudonimo Leo Celvisio.
Scelse il nome Leo a ricordo della Rocca di San Leo fortezza papalina dove venivano rinchiusi i detenuti politici e il cognome Celvisio perché la prima cosa che vide rientrato in Italia, a Ventimiglia, fu un cartello pubblicitario della birra omonima.
Nel 1912, sempre a Milano, fondò l’Unione Sindacale Milanese di cui divenne segretario.
Nel 1914, durante la disputa tra neutralisti e interventisti di fronte alla grande guerra, si dichiarò a favore dell’entrata nel conflitto dell’Italia a fianco delle forze dell’Intesa e guidò il movimento interventista a Milano.
Quando il 24 maggio 1915, a conflitto iniziato da dieci mesi, l’Italia, mutando la sua posizione di neutralità, entrò in guerra, Corridoni si arruolò volontario.
Partì per il fronte il 25 luglio 1915 e vi rimase 4 mesi. Morì sul Carso alla Trincea delle Frasche il 23 ottobre mentre l’esercito italiano cercava di conquistarla per avere via libera verso Gorizia.
Senza la caduta di questa zona dell’altopiano carsico sarebbe, infatti, stato effimero addestrarsi verso l’interno. Corridoni morì in una trincea che fu presa e persa più volte e che nonostante l’ardimento dei soldati italiani alla fine rimase austriaca.
Il suo corpo, scomparso nell’infuriare della battaglia, nonostante le ricerche dei compagni, non fu mai ritrovato.
Dopo la morte fu decorato con medaglia d’argento, trasformata poi in oro alla memoria perché, come si legge nel volume dell’Albo d’oro dei caduti nella prima guerra mondiale, a cura dell’Istituto Poligrafico dello Stato a Roma nel 1933, visibile sia nella Casa Museo Filippo Corridoni sia nella Biblioteca Comunale: Soldato volontario e patriota instancabile, col braccio e la parola tutto se stesso diede alla Patria con entusiasmo indomabile.
Fervente interventista per la grande guerra, anelante alla vittoria, seppe diffondere la sua tenace fede tra tutti i compagni, sempre di esempio per coraggio e valore. In testa alla propria compagnia, al canto di inni patriottici, muoveva fra i primi e con sereno ardimento all’attacco di difficilissima posizione e tra i primi l’occupava. Ritto, con suprema audacia sulla conquistata trincea, al grido: “Vittoria! Viva l’Italia!” incitava i compagni che lo seguivano a raggiungere la meta finche cadeva fulminato da Piombo nemico.
La lotta interventista da lui condotta, la morte eroica, i racconti di chi gli fu più vicino nelle ultime ore, il mistero del corpo mai ritrovato, alimentarono una strumentalizzazione e l’esaltazione del Corridoni come eroe fascista che fu perpetuata dal regime e raggiunse il suo apice nel 1931 quando Pausula divenne Corridonia.
Caduto il fascismo questa figura, proprio in virtù della celebrazione che ne aveva fatto la dittatura di Mussolini, cadde nell’oblio.
Gli studi su questo personaggio risentono ancora di questa situazione, anche se negli ultimi anni si sta procedendo ad una riscoperta critica di questa personalità, grazie soprattutto all’attività di circoli culturali a lui dedicati a Parma, Milano e Corridonia dove è stato allestito presso la casa natale il “Museo Filippo Corridoni”. 

 

Italian trade unionist, military, politician and journalist.
Filippo Corridoni was born in Pausula, today Corridonia, on  August 19 1887 into a family of workers.
After studying at the Higher Industrial Institute of Fermo, he moved to Milan in 1905 to work at the Miani-Silvestri metallurgical company.
In the Lombard city he first joined socialism and later became one of the leaders of revolutionary syndicalism, victoriously leading important struggles for the emancipation of workers. An ardent trade unionist and tireless propagandist, Corridoni combined faith in his ideals with a strong sense of respect for the working-class world.
In order not to betray his ideology, in his short life he faced sentences, many months of detention in the prisons of San Giovanni in Monte in Bologna, in Modena and especially in San Vittore in Milan and even exile, first in France. and then in Switzerland.
As a man of action during the forced distance, however, he managed to return to Italy protected by the pseudonym Leo Celvisio.
He chose the name Leo in memory of the Rocca di San Leo papal fortress where political prisoners were imprisoned and the surname Celvisio because the first thing he saw when he returned to Italy, in Ventimiglia, was an advertising sign for the beer with the same name.
In 1912, also in Milan, he founded the Milanese Trade Union of which he became secretary.
In 1914, during the dispute between neutralists and interventionists in the face of the great war, he declared himself in favor of Italy's entry into the conflict alongside the Entente forces and led the interventionist movement in Milan.
When on May 24, 1915, after the conflict had begun ten months ago, Italy, changing its position of neutrality, entered the war, Corridoni volunteered.
He left for the front on  July 25 1915 and stayed there for 4 months. He died in the Carso at the Trincea delle Frasche on  October 23 while the Italian army was trying to conquer it in order to have the green light to Gorizia.
Without the fall of this area of ​​the karst plateau it would have been ephemeral to train towards the interior. Corridoni died in a trench that was taken and lost several times and that despite the daring of the Italian soldiers in the end remained Austrian.
His body, which disappeared in the rage of the battle, despite the searches of his companions, was never found.
After his death he was decorated with a silver medal, which was later transformed into gold in memory because, as stated in the volume of the Golden Register of the fallen in the First World War, edited by the State Printing Institute in Rome in 1933, visible both in the Filippo Corridoni House Museum and in the Municipal Library: Volunteer soldier and tireless patriot, with the arm and the word all of himself he gave to the homeland with indomitable enthusiasm.
Fervent interventionist for the great war, yearning for victory, he knew how to spread his tenacious faith among all his comrades, always an example for courage and valor. At the head of his own company, singing patriotic hymns, he moved among the first and with serene courage to attack a very difficult position and occupied it among the first. Standing, with supreme audacity on the conquered trench, shouting: “Victory! Long live Italy! " he urged his companions who followed him to reach the goal until he fell struck by enemy lead. The interventionist struggle he waged, the heroic death, the stories of those closest to him in the last hours, the mystery of the body never found, fueled an exploitation and exaltation of Corridoni as a fascist hero who was perpetuated by the regime and reached the its peak in 1931 when Pausula became Corridonia.
With the fall of fascism, this figure, precisely by virtue of the celebration that the dictatorship of Mussolini had made of him, fell into oblivion.
Studies on this character are still affected by this situation, even if in recent years a critical rediscovery of this personality has been taking place, thanks above all to the activity of cultural circles dedicated to him in Parma, Milan and Corridonia where he was set up at the his birthplace is the “Filippo Corridoni Museum”.