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Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (Fontanelle di Roccabianca, 1º maggio 1908 – Cervia, 22 luglio 1968) è stato uno scrittore, giornalista, umorista e caricaturista italiano, nato in una famiglia della classe media, il padre, Primo Augusto Guareschi era commerciante, mentre la madre Lina Maghenzani, era la maestra elementare del paese.
E’ stato uno dei più importanti intellettuali civili italiani del Novecento. La sua creazione più nota, portata anche in cinema, è don Camillo.
Dopo le superiori, si iscrisse all'Università di Parma ed entrò nel Convitto «Maria Luigia» di Parma, l'antico Collegio dei Nobili, che offriva vitto e alloggio agli studenti universitari in difficoltà economiche. Qui conobbe, nel 1922, Cesare Zavattini.
Nel 1925, a causa del fallimento dell’attività del padre dovette interrompere gli studi e dopo saltuari lavori entrò alla «Gazzetta di Parma», come correttore di bozze, chiamato da Zavattini, caporedattore del quotidiano.
Nel 1931 iniziò come aiuto-cronista al quotidiano «Corriere Emiliano», in poco tempo diventò cronista, poi capo-cronista; scriveva articoli, novelle e rubriche, oltre a fare disegni (anche politici).
Nel 1934 partì per il servizio militare a Potenza, dove frequentò il corso allievi ufficiali. L'anno dopo i proprietari del «Corriere» lo licenziarono per esubero di personale. Finito il corso, nel 1936 venne trasferito a Modena, dove fu promosso sottotenente di complemento.Poi ricevette un'altra proposta da Cesare Zavattini, quella di entrare nella sua rivista umoristica e satirica, il«Bertoldo», edita da Rizzoli. Vi lavorò iniziando come illustratore.
Il protrarsi della seconda guerra mondiale portò alla chiusura del «Bertoldo» nel settembre 1943, dopo un bombardamento anglo-americano che coinvolse la sede della Rizzoli.
Guareschi non perde occasione di sbeffeggiare il regime fascista allora dominante in Italia.
Catturato e incarcerato, nel 1943 viene deportato nei campi di prigionia tedeschi di Częstochowa e Beniaminów in Polonia e poi in Germania a Wietzendorf e Sandbostel per due anni, assieme ad altri soldati italiani. Qui compose La Favola di Natale, racconto musicato di un sogno di libertà nel suo Natale da prigioniero. In seguito scrisse l’opera “Il diario Clandestino”, dedicato ai suoi compagni caduti in guerra.
Nel 1950 fu condannato per vilipendio al Capo dello Stato, Luigi Einaudi. Alcune vignette sul «Candido» sottolineavano che Einaudi, sulle etichette del vino di sua produzione,un Nebbiolo, metteva in evidenza la sua carica pubblica di senatore.
Guareschi non era l'autore materiale della vignetta (l'autore fu Carletto Manzoni), ma fu condannato in quanto direttore responsabile del periodico. 
All'epoca il diritto alla satira era molto limitato.
Nel 1954 Guareschi venne condannato per diffamazione su denuncia di Alcide De Gasperi (capo del governo dal 1945 al 1953). Guareschi era venuto in possesso di due lettere secondo lui autentiche, del politico trentino risalenti al 1944. In una di esse il futuro presidente del Consiglio, che all'epoca viveva a Roma, avrebbe chiesto agli Alleati anglo-americani di bombardare la periferia della città allo scopo di demoralizzare i collaborazionisti dei tedeschi.
Prima di pubblicarle le aveva sottoposte a una perizia calligrafica affidandosi a un'autorità in materia, il dottor Umberto Focaccia, che dichiarò dopo un attento e scrupoloso esame l’autenticità della scrittura del testo e la firma di De Gasperi che dapprima aveva concesso la più ampia facoltà di prova in ordine alla genuinità dei documenti in contestazione, in seguito si smentì a più riprese attraverso il proprio difensore, l'avvocato Delitala il quale sosteneva l’inutilità delle perizie sui documenti. Delitala fece il possibile per eludere ogni verifica sulle lettere per evitare ritardi nel processo che si svolgeva per direttissima. Guareschi, di contro, mise in dubbio l'attendibilità delle dichiarazioni di provenienza britannica, facendo presente di essere sgradito al Governo inglese per la sua polemica sulla contesa di Trieste fra l'Italia e la Jugoslavia di Tito; evidenziò che De Gasperi era un vecchio, fedele alleato degli angloamericani.
Il Tribunale di Milano non diede alcun peso a queste deduzioni ed accolse le richieste formulate da Delitala, negò a Guareschi l'effettuazione della perizia calligrafica e chimica e le testimonianze favorevoli allo scrittore sull’attendibilità dei documenti attribuiti a De Gasperi, tra cui anche quelle di persone vicine allo stesso De Gasperi, come Giulio Andreotti.
Il 15 aprile fu condannato in primo grado a dodici mesi di carcere. Prese la via della galera, così come, è lui stesso a dirlo, aveva preso quella del lager per non avere voluto collaborare con il fascismo ed il nazionalsocialismo.
Dopo il primo processo, un altro collegio, che doveva pronunciarsi per il reato di "falso", decise la distruzione del corpo del reato, cioè delle lettere originali. Divenuta esecutiva la sentenza, alla pena fu accumulata anche la precedente condanna ricevuta nel 1950 per vilipendio al Capo dello Stato, Einaudi.
Nel 2014, studiando i documenti rimasti con l'esperta Nicole Ciacco, lo storico Mimmo Franzinelli ha concluso che le lettere furono sicuramente dei falsi.
Lo confermano la presenza di errori grossolani: il protocollo indicato nella lettera del 12 gennaio 1944 (297/4/55) non corrispondeva ai criteri di protocollo della Segreteria di Stato Vaticana; il colonnello inglese Bonham Carter e il ministro della difesa britannico Harold Alexander avevano escluso categoricamente che quelle presunte lettere fossero mai pervenute agli inglesi; infine De Gasperi non lavorava più alla Segreteria Vaticana dal luglio 1943 ed è dunque impossibile che abbia protocollato lettere nel 1944. Guareschi venne recluso nel carcere di San Francesco del Prato a Parma, dove rimase per 409 giorni, più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta, ma con l'obbligo di risiedere presso la sua abitazione di Roncole. Sempre per coerenza, rifiutò in ogni momento di chiedere la grazia.
Guareschi è stato il primo e unico giornalista della Repubblica Italiana a scontare interamente una pena detentiva in carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa.
Nel 1956 la sua condizione fisica si era deteriorata e iniziò a trascorrere lunghi periodi a Cademario in Svizzera per motivi di salute. 
Nel 1957 si ritirò da direttore del «Candido», rimanendo tuttavia un collaboratore della rivista. Nel giugno 1961 Guareschi fu colto da un infarto, da cui si riprese con fatica. Il 7 ottobre dello stesso anno uscì il quarto film della famosa saga di don Camillo: Don Camillo monsignore... ma non troppo. La storia era tratta dai romanzi di Guareschi; il film era prodotto dalla Cineriz di Angelo Rizzoli, che era anche editore del «Candido». Lo scrittore sconfessò la sceneggiatura, giudicandola lontanissima dallo spirito del romanzo. Ne nacque una dura discussione con Rizzoli. Il dissidio non si ricompose: pertanto Guareschi decise di interrompere definitivamente la collaborazione al “Candido”che fu chiuso poco dopo. In seguito rifiutò anche la proposta di Papa Giovanni XXIII di collaborare alla stesura del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica. Fu contrario verso i governi di centrosinistra, cioè all'alleanza tra DC e PSI detta Centro-sinistra "organico" che, a partire dalla metà degli anni sessanta, doveva improntare per oltre un ventennio la politica italiana. Collaborò con Nino Nutrizio nel suo quotidiano, il milanese «La Notte» e in vari periodici con disegni e racconti. Tenne inoltre, per quattro anni e fino al 1966, una rubrica di critica televisiva intitolata Telecorrierino delle famiglie su «Oggi Illustrato». Nel 1968 gli fu riproposta la direzione del «Candido» da parte di Giorgio Pisanò, ma morì prima di poter ricominciare a causa di un attacco cardiaco. I suoi funerali, svoltisi sotto la bandiera con lo stemma sabaudo, furono disertati da tutte le autorità. Unici personaggi di rilievo presenti per l'estremo saluto furono Nino Nutrizio, Enzo Biagi ed Enzo Ferrari. Guareschi è stato sepolto nel piccolo cimitero di Roncole Verdi. Il rapporto di Guareschi con il potere costituito ha sempre dato adito a controversie.Quello che è certo è che il suo carattere irriverente, irruente e sanguigno gli abbia procurato sovente dei guai con le istituzioni. Non c'è dubbio che egli dovette sopportare da un lato l'ostracismo prevedibile della sinistra, data la sua dichiarata ostilità alle idee e alla visione politica del partito comunista; dall'altro è evidente l'assoluta mancanza di riconoscenza da parte di chi la sua penna aveva numerose volte enormemente favorito, ovvero il centrismo cattolico rappresentato in Italia dalla DC.
I rapporti con il fascismo furono ugualmente alternanti e dibattuti. Probabilmente, gestire uno spazio satirico sotto un regime autoritario avrebbe in ogni caso richiesto un sottile gioco di compromessi per sopravvivere. 

 

Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi (Fontanelle di Roccabianca,  May 1 1908 - Cervia, July 22 1968) was an Italian writer, journalist, humorist and caricaturist, born in a middle-class family, his father, Primo Augusto Guareschi was a merchant, while his mother Lina Maghenzani, was the primary school teacher of the town.
He was one of the most important Italian civil intellectuals of the twentieth century. His best known creation, also brought to the cinema, is Don Camillo.
After high school, he enrolled at the University of Parma and entered the "Maria Luigia" boarding school in Parma, the ancient Collegio dei Nobili, which offered board and lodging to university students in financial difficulty. Here he met Cesare Zavattini in 1922.
In 1925, due to the failure of his father's business, he had to interrupt his studies and after occasional jobs he entered the "Gazzetta di Parma" as a proofreader, called by Zavattini, editor-in-chief of the newspaper.
In 1931 he started as assistant reporter for the newspaper Corriere Emiliano, in a short time he became a reporter, then head reporter; he wrote articles, short stories and columns, as well as making drawings (including political ones).
In 1934 he left for military service in Potenza, where he attended the officer cadet course. The following year, the owners of the "Corriere" fired him for redundancy. After the course, in 1936 he was transferred to Modena, where he was promoted to second lieutenant. Then he received another proposal from Cesare Zavattini, that of entering his humorous and satirical magazine, «Bertoldo», published by Rizzoli. He worked there starting as an illustrator.
The protraction of the Second World War led to the closing of the "Bertoldo" in September 1943, after an Anglo-American bombing which involved the Rizzoli headquarters.
Guareschi never missed an opportunity to mock the fascist regime then dominant in Italy.
Captured and incarcerated, in 1943 he was deported to the German prison camps of Częstochowa and Beniaminów in Poland and then to Germany in Wietzendorf and Sandbostel for two years, together with other Italian soldiers. Here he composed La Favola di Natale, a story set to music of a dream of freedom during his Christmas as a prisoner. Later he wrote the work "Il diario Clandestino", dedicated to his comrades who died in the war.
In 1950 he was convicted of insult to the Head of State, Luigi Einaudi. Some cartoons in the «Candido» emphasized that Einaudi, on the labels of the wine he produced, Nebbiolo, highlighted his public office as senator.
Guareschi was not the material author of the cartoon (the author was Carletto Manzoni), but he was condemned as the editor of the periodical. At the time, the right to satire was very limited.
In 1954 Guareschi was convicted of defamation following a complaint by Alcide De Gasperi (head of government from 1945 to 1953). Guareschi had come into possession of two letters, according to him authentic, from the Trentino politician dating back to 1944. In one of them the future Prime Minister, who at the time lived in Rome, would have asked the Anglo-American Allies to bomb the outskirts of the city in order to demoralize the German collaborators.
Before publishing them he had submitted them to a calligraphic appraisal, relying on an authority on the subject, Dr. Umberto Focaccia, who after a careful and scrupulous examination declared the authenticity of the writing of the text and the signature of De Gasperi who first granted the most wide faculty of proof regarding the genuineness of the documents in dispute, later it was denied several times through his own defender, the lawyer Delitala who claimed the uselessness of the expert reports on the documents. Delitala did everything possible to evade any verification of the letters in order to avoid delays in the process which was taking place directly. Guareschi, on the other hand, questioned the reliability of the declarations of British origin, pointing out that he was unwelcomed to the British government for its controversy over the Trieste dispute between Italy and Tito's Yugoslavia; pointed out that De Gasperi was an old, faithful ally of the Anglo-Americans.
The Court of Milan did not give any importance to these deductions and accepted the requests made by Delitala, denied Guareschi the execution of the calligraphic and chemical appraisal and the testimonies favorable to the writer on the reliability of the documents attributed to De Gasperi, including those of people close to De Gasperi himself, such as Giulio Andreotti.
On April 15 he was sentenced in the first instance to twelve months of prison. He took the route of the prison, just as he had taken that of the concentration camp for not wanting to collaborate with fascism and National Socialism.
After the first trial, another college, which had to rule for the crime of "forgery", decided to destroy the body of the crime, that is, the original letters. 
Once the sentence became enforceable, the previous sentence received in 1950 for insulting the Head of State, Einaudi, was also accumulated.
In 2014, studying the remaining documents with expert Nicole Ciacco, historian Mimmo Franzinelli concluded that the letters were certainly forgeries.
This is confirmed by the presence of gross errors: the protocol indicated in the letter of 12 January 1944 (297/4/55) did not correspond to the protocol criteria of the Vatican Secretariat of State; British Colonel Bonham Carter and British Defense Minister Harold Alexander had categorically ruled out that those alleged letters ever reached the British; finally De Gasperi had no longer worked at the Vatican Secretariat since July 1943 and it is therefore impossible that he registered letters in 1944. Guareschi was imprisoned in the prison of San Francesco del Prato in Parma, where he remained for 409 days, plus another six months of probation obtained for good conduct, but with the obligation to reside at his home in Roncole. Always for consistency, he refused at any time to ask for pardon.
Guareschi was the first and only journalist from the Italian Republic to serve a full prison sentence in prison for the crime of defamation in the press.
By 1956 his physical condition had deteriorated and he began to spend long periods in Cademario in Switzerland for health reasons. 
What is certain is that his irreverent, impetuous character has often caused him trouble with the institutions. There is no doubt that he had to endure on the one hand the foreseeable ostracism of the left, given his declared hostility to the ideas and political vision of the Communist Party; on the other hand, the absolute lack of gratitude on the part of those who had enormously favored his pen numerous times, namely the Catholic centrism represented in Italy by the DC.
Relations with fascism were equally alternating and debated. In any case, managing a satirical space under an authoritarian regime would have required a subtle game of compromise to survive.