Contenuto principale

Messaggio di avviso

Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi ed esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione accetta il loro uso. Per ulteriori informazioni Clicca qui

Vincenzo Gioberti (5 aprile 1801 - 26 ottobre 1852) è stato un italiano filosofo , pubblicista e politico .
Laureato nel 1823, dopo essere stato ordinato sacerdote, fu nominato tre anni dopo cappellano di corte. Il suo carattere instabile ma culturalmente vivace e molto aperto lo portò a interessarsi anche di problemi politici e a simpatizzare per la Giovine Italia (anche se non è storicamente provata la sua diretta appartenenza a questa associazione).
Sospetto alla polizia piemontese per le sue idee innovatrici, giudicate addirittura rivoluzionarie, venne arrestato e costretto all'esilio nel 1833. Recatosi prima in Francia, nel dicembre 1834, passò poi in Belgio, a Bruxelles, dove insegnò in un istituto privato, maturando i principi del suo sistema filosofico e politico.
I nuovi sviluppi politici interni e internazionali degli anni 1846-48 rafforzarono il prestigio di Gioberti che fu eletto al Parlamento subalpino per la corrente moderata nelle circoscrizioni di Genova e Torino e ottenne di tornare in patria.
Ministro nel governo Casati, divenne presidente del Consiglio dal dicembre 1848 al febbraio 1849, ma la sua politica ambigua e soprattutto la sua offerta di intervento armato per ripristinare sul trono il papa e il granduca di Toscana contro le repubbliche di Mazzini e Guerrazzi gli alienarono il sostegno dei democratici senza riuscire a conquistargli l'appoggio dei reazionari. Dopo la sconfitta di Novara si ritirò in esilio volontario a Parigi, dove rimase ad approfondire gli studi filosofici e a meditare sull'esperienza fallita della I guerra d'indipendenza e della sua stessa politica.

 

Vincenzo Gioberti (April 5, 1801 - October 26, 1852) was an Italian philosopher, publicist and politician.
Graduated in 1823, after being ordained a priest, he was appointed three years later chaplain of the court. His unstable but culturally lively and very open character led him to take an interest in political problems and to sympathize with Giovine Italia (even if his direct membership in this association is not historically proven).
Suspect to the Piemontese police for his innovative ideas, judged even revolutionary, he was arrested and forced into exile in 1833. He first went to France in December 1834, then moved to Belgium, to Brussels, where he taught in a private institution, maturing the principles of its philosophical and political system.
The new internal and international political developments of the years 1846-48 strengthened the prestige of Gioberti who was elected to the subalpine Parliament for the moderate current in the circumscriptions of Genova and Torino and got to return to his homeland.
Minister in the Casati government, he became President of the Council from December 1848 to February 1849, but his ambiguous policy and above all his offer of armed intervention to restore the Pope and the Grand Duke of Tuscany to the throne against the republics of Mazzini and Guerrazzi alienated him support of the Democrats without being able to win the backing of the reactionaries. After the defeat of Novara he retired to voluntary exile in Paris, where he remained to deepen his philosophical studies and to meditate on the failed experience of the first war of independence and his own politics.