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Paolina Leopardi (Recanati, 5 ottobre 1800 – Pisa, 13 marzo 1869) è stata una scrittrice e traduttrice italiana, fu sorella di Giacomo Leopardi, autrice di diverse traduzioni dal francese e di una biografia di Mozart.
Paolina Leopardi fu la terzogenita - dopo Giacomo e Carlo - e unica figlia femmina del conte Monaldo e di Adelaide Antici. Fu battezzata nella chiesa recanatese di Santa Maria Morello con il nome di Paolina Francesca Saveria Placida Bilancina Adelaide.
Era «piccola e gracile, aveva capelli bruni e corti, occhi di un azzurro incerto, viso olivastro e rotondetto. Non molto dotata fisicamente, emerse per il carattere gentile e generoso e per la sua spiccata intelligenza e cultura.
Compagna di giochi dei fratelli maggiori, era da loro soprannominata don Paolo per via dei suoi capelli e dell'abbigliamento scuro e severo impostole dalla madre, le veniva affidato il personaggio del parroco. In presenza di estranei parlava pochissimo, dando loro un'impressione di scarsa cordialità, ma era in realtà molto timida e aveva vissuto troppo lontano dalla società per sapervi stare con disinvoltura.
Adulta, compì seri studi e diventò traduttrice di lingue straniere, preziosa collaboratrice del padre Monaldo che si occupò in prima persona degli studi dei figli e che ebbe il merito d'aver voluto per la figlia la stessa educazione data ai fratelli maschi. Collaborò col padre nella redazione delle riviste La Voce della Ragione e La Voce della Verità: stava a lei l'incarico di recensire e tradurre articoli dei giornali francesi. Anch'essa, come i fratelli, era sottoposta dai genitori a un regime "reclusorio" in casa Leopardi, all'interno del quale essi erano totalmente schiacciati dal sistema delle vincolanti decisioni genitoriali sulla loro vita. Negli scritti di Paolina non mancano dichiarazioni di insofferenza per il regime vigente in casa, ma alle sue critiche nei riguardi della madre, talvolta davvero amare anche se sempre rispettose, si contrappone un vivo e indulgente affetto nei riguardi del padre. 
Unico sfogo, mentre si diradava la corrispondenza con Giacomo, erano le lettere che scambiava, dal 1829, con le sorelle Marianna e Anna Brighenti: amiche di penna perché la sua fitta corrispondenza con esse avviene in gran parte prima che si conoscano di persona, sempre di nascosto dalla madre che condannava le amicizie di qualsiasi genere perché qualunque distrazione poteva allontanare dalla fede.
Fondamentale per la formazione e lo sviluppo della personalità di Paolina resta il rapporto con il fratello Giacomo, da lei teneramente amato al di là della profonda differenza di vedute in campo filosofico e religioso. Finché egli rimase in famiglia, Paolina gli fu vicina, non solo affettivamente ma a livello pratico, quasi una segretaria e un'assistente: fin da bambina gli faceva da copista, ne seguiva per quanto poteva gli studi, passava con lui lunghe ore nella stanza buia quando egli era tormentato da disturbi agli occhi, discorrendo di sogni, di progetti e di fantasie d'evasione. Quando lasciò la casa paterna, Giacomo divenne il filo che la collegava al grande mondo esterno un tempo vagheggiato insieme; con lui ella cercò in tutti i modi possibili di rimanere in contatto, esultando dei suoi successi e tormentandosi per le sue malattie, con tutte le incertezze e i disguidi che le poste dell'epoca comportavano. La solita lucidità e il solito sarcasmo. Il pessimismo, poi, e una visione tragica della propria vita e del mondo, doveva essere caratteristica di famiglia, non è dato sapere se legato a un qualche oscuro fattore genetico o alla presenza oppressiva di Adelaide.Paolina non si sposò, pur avendo varie proposte, sia per la dote esigua, ma soprattutto per la sua grande cultura che spaventava i pretendenti. Con la morte della madre (1857) Paolina si trovò a capo dell'amministrazione domestica - il fratello superstite Carlo viveva altrove, furono intrapresi grossi lavori di abbellimento del palazzo e degli arredi, fu arricchita di libri moderni la biblioteca di Monaldo, accresciuta la scuderia, incrementata la servitù, e aboliti finalmente gli abiti scuri.
Risulta comunque che, proseguendo nel cammino di fede che non aveva mai abbandonato, fu anche larga di beneficenze. Tuttavia il cambiamento più atteso arrivò con i tanto vagheggiati viaggi, partì da Recanati per Ancona, poi a Grottammare: nel 1863 fu a Firenze, l'anno dopo visitò l'Emilia e conobbe finalmente di persona, a Modena, le sorelle Brighenti. Non c'è anno in cui non viaggiasse nelle più diverse città italiane: nel 1867 rese omaggio alla tomba del fratello, a Napoli, e l'anno dopo si stabilì in un albergo di Pisa, la città più amata da Giacomo, dove ne ripercorse i luoghi e vi conobbe un'amica di lui, Teresa Lucignani.. Da Pisa si spostava ogni tanto nella vicina Firenze. Nel febbraio del 1869 tornò a Pisa con la febbre: si parlò di bronchite e fu forse una pleurite dalla quale non si riprese. Morì alle due di notte del 13 marzo, assistita dalla cognata Teresa: i suoi resti, riportati a Recanati, sono inumati nella chiesa di Santa Maria di Varano, presso il cimitero civico. È sepolta insieme al padre, alla madre , al fratello Pierfrancesco nella Chiesa di Santa Maria di Varano  
 

 

Paolina Leopardi (Recanati, October 5 1800 - Pisa,  March 13 1869) was an Italian writer and translator, she was Giacomo Leopardi's sister, author of several translations from French and a biography of Mozart.
Paolina Leopardi was the third child - after Giacomo and Carlo - and the only daughter of Count Monaldo and Adelaide Antici. She was baptized in the Recanatese church of Santa Maria Morello with the name of Paolina Francesca Saveria Placida Bilancina Adelaide.
She was' small and frail, she had short brown hair, eyes of an uncertain blue, an olive-colored, round face. Not very gifted physically, she emerged for her kind and generous character and for her marked intelligence and culture.
Playmate of the older brothers, she was nicknamed Don Paolo because of her hair and dark and severe clothing imposed on her by her mother, she was entrusted with the character of the parish priest. In the presence of strangers she spoke very little, giving them an impression of scarce cordiality, but she was in reality very shy and had lived too far from society to be able to be there with ease.
As an adult, she completed serious studies and became a translator of foreign languages, a precious collaborator of her father Monaldo who personally took care of the studies of the children and who had the merit of having wanted for her daughter the same education given to male brothers. She collaborated with her father in the editing of the magazines La Voce della Ragione and La Voce della Verità: she was in charge of reviewing and translating articles in French newspapers. Like her siblings, she too was subjected by her parents to an "imprisonment" regime in the Leopardi home, within which they were totally crushed by the system of binding parental decisions on their life. In Pauline's writings there is no lack of declarations of intolerance for the regime in force at home, but her criticisms of her mother, sometimes truly loving even if always respectful, are contrasted by a lively and indulgent affection for her father. The only outlet, while the correspondence with Giacomo thinned out, were the letters she exchanged, from 1829, with the sisters Marianna and Anna Brighenti: pen friends because her close correspondence with them mostly took place before they had known each other in person, always secretly from the mother who condemned friendships of any kind because any distraction could take away from the faith.
Fundamental for the formation and development of Paulina's personality remains the relationship with her brother Giacomo, whom she dearly loved beyond the profound difference of views in the philosophical and religious fields. As long as he remained in the family, Paolina was close to him, not only emotionally but on a practical level, almost a secretary and an assistant: since childhood she was his copyist, followed his studies as much as she could, spent long hours in the dark room with him when he was tormented by eye trouble, talking about dreams, plans and fantasies of escape. When he left his father's house, Giacomo became the thread that connected her to the great outside world once longed for together; with him she tried in every possible way to stay in touch, rejoicing in his successes and tormenting herself for his illnesses, with all the uncertainties and misunderstandings that the post of the time involved. The usual clarity and the usual sarcasm. Pessimism, then, and a tragic vision of one's life and the world, must have been a characteristic of the family, it is not known whether it is linked to some obscure genetic factor or to the oppressive presence of Adelaide. Paolina did not marry, despite having various proposals, both for the small dowry, but above all for her great culture which frightened the suitors. With the death of her mother (1857) Paolina found herself at the head of the domestic administration - her surviving brother Carlo lived elsewhere, major embellishment works were undertaken on the palace and furnishings, the Monaldo library was enriched with modern books, the stable increased , increased servitude, and finally abolished dark clothes.
It turns out, however, that, continuing on the journey of faith that she had never abandoned, she was also ample of benefits. However, the most anticipated change came with the long-awaited journeys, she left Recanati for Ancona, then in Grottammare: in 1863 she was in Florence, the following year she visited Emilia and finally met the Brighenti sisters in person in Modena. There is no year in which she did not travel to the most diverse Italian cities: in 1867 she paid homage to her brother's tomb in Naples, and the following year she settled in a hotel in Pisa, the city most loved by Giacomo, and there she met a friend of his, Teresa Lucignani .. From Pisa she moved from time to time to nearby Florence. In February 1869 she returned to Pisa with a fever: there was talk of bronchitis and it was perhaps a pleurisy from which she did not recover. She died at two in the morning on March 13, assisted by her sister-in-law Teresa: her remains, brought back to Recanati, are interred in the church of Santa Maria di Varano, near the civic cemetery. She is buried with her father, mother and brother Pierfrancesco in the Church of Santa Maria di Varano.