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Il 1 luglio 1944 avanguardie polacche della Brigata Karpaty, supportate da esploratori del Corpo Italiano di Liberazione, entrano in Recanati da Via Falleroni e da Montemorello, sancendo di fatto la Liberazione della città anche se già da alcune ore il Gruppo di Azione Partigiana, al comando di Natale Gioia, aveva preso il controllo di punti chiave e presidiato quegli edifici e quelle installazioni i cui macchinari erano ancora integri e determinanti per una possibile ripresa.
Al momento della Liberazione di Recanati, il Gap contava in città su 35 partigiani operativi e 14 patrioti. Senza contare quanti, in altre zone d'Italia e all'estero erano attivi nella fila della resistenza di quei luoghi.
Già dall'autunno 1943 si era costituito un comitato clandestino che si ritrovava in un bottega da calzolaio di Montemorello, quella di Umberto Corvatta, o in una casa di via Campo dei Fiori. Formavano quel gruppo di antifascisti: Angelo Sorgoni (perseguitato dal fascismo, incarcerato e confinato ad Ustica), Marino Cingolani, Arnaldo Orlandoni, Giuseppe Gurini, Celso Minestroni, Giovanni Magnarelli, Natale Gioia, Irnerio Madoni, Silvio Corvatta, Vincenzo Marinelli.
Decine di altri recanatesi erano aggregati invece alle prime forze partigiane costituitesi in montagna. Funzionante anche una tipografia clandestina nella cantina di un bar del centro.
Uno spaccato della dura realtà della campagna recanatese ci è stato recentemente offerto da Matteo Petracci nel suo saggio dedicato all'opposizione dei recanatesi al fascismo. Emerge anche uno spaccato da società contadina ed operaia poco incline al fascismo. 
Ma nonostante questa forte pressione del fascismo, Recanati divenne la sede degli incontri segreti tra i CLN delle Marche e emissari degli alleati per anni. La foce del Potenza, con il supporto del GAP di Portorecanati diventa un luogo nevralgico per sbarchi ed imbarchi.
Il primo CLN è formato da Natale Gioia, Irnerio Madoni, Pietro Maggini, il capitano Principi, Giuseppe Tarducci, Sergio Biti, Gaetano Carancini, Nazzareno Biagiola. Il GAP si costituisce ad ottobre del 1943.
Inizialmente viene tenuto un profilo basso: staffette, scorte armate, raccolta armi, invio di renitenti verso la montagna, imbarchi, protezione famiglie ebree, raccolta informazioni. Poi nei giorni antecedenti il 1 luglio la presenza gappista diventa sensibile: attacco alla caserma della milizia per liberare alcuni prigionieri politici, scontro armato nei pressi degli Archi contro repubblichini e tedeschi, sabotaggio di linee telefoniche nei pressi del comando tedesco a Villa Koch.
Vengono salvati gli impianti del mattatoio che i tedeschi avevano preparato per trasferirli al nord, così come la centrale elettrica del Molino.
Il podestà, prevedendo oramai la fine del fascismo anche a Recanati, già dagli ultimi giorni di giugno aveva aperto i granai e diffuso la farina tra la popolazione, facendo di fatto trovare vuoti i depositi ai tedeschi che stavano saccheggiando di tutto.
Il 1 Luglio la città scende in strada in una contenuta festa che ha comunque il suo picco in piazza Leopardi dove, confusi tra la folla ci sono l'antifascista Angelo Sorgoni, che da lì a pochi giorni sarà chiamato alla guida politica del comune, e i membri della famiglia ebrea di Italo Servi che, per la prima volta dopo mesi di clandestinità, possono svelare la propria identità, sino ad allora gelosamente protetta da alcuni coraggiosi recanatesi che avevano deciso di sfidare il regime ed i tedeschi, nascondendoli nelle proprie abitazioni, a rischio essi stessi della deportazione nei campi di sterminio.
Italo Servi tornando nella sua terra di origine, alla Liberazione di Milano, nel 1945, diventerà il primo sindaco di Sesto San Giovanni Liberata. Il 30 giugno viene fucilato nelle campagne recanatesi di Costa dei Ricchi, per rappresaglia, Armando Nina; nel mitragliamento aereo di Palazzo Bello del tardo pomeriggio del 30 giugno viene mortalmente colpita la 26enne Maria Teresa Carancini; a Recanati, il 1 luglio muore dilaniato dallo scoppio dei detonatori piazzati per far esplodere una mina tedesca, il giovanissimo Marco Menghini.
Da una batteria tedesca pesante posta sui crinali di San Pietro parte una serie di colpi che con precisione centrano la piazza di Potenza Picena mietendo vittime tra la gente che stava aspettando l'ingresso degli alleati. Saranno 4 i morti.
Altri colpi vengono indirizzati verso Montelupone danneggiando la chiesa di Santa Chiara. Questi colpi sparati dai contrafforti di Recanati, insieme all'individuazione da parte della ricognizione aerea di un carro armato tedesco (in realtà abbandonato) lungo la salita di Porta Marina, inducono gli Alleati a capire meglio quali siano le reali intenzioni dei tedeschi a Recanati e sospendono l'avvicinamento alla città.
Caccia inglesi mitragliano palazzo Carancini dove è visibile una bandiera con croce uncinata. 
A prendere l'iniziativa è in questo frangente don Lauro Cingolani che decide di inviare un ragazzo, munito di bicicletta, verso il fiume Potenza dove le forze anglo polacche sono in attesa di sferrare un attacco contro la linea tedesca Elfriede. Mentre gli anglo polacchi muovono lungo la costa, il giovane per strada viene fermato a villa Koch da esploratori del Corpo Italiano di Liberazione che ricevono i primi ragguagli sulla reale situazione in città. Nello stesso momento il GAP di Recanati prendeva contatto con le forze alleate nei pressi della centrale elettrica di Becerica (per mesi nascondiglio della radio del gruppo). Durante la ritirata degli occupanti, si registra anche un episodio di umanità da parte di un ufficiale tedesco che, come ci ha testimoniato don Lauro Cingolani, riconosce in alcuni uomini e donne, travestiti da contadini e contadine, al lavoro in un campo, ebrei che il sacerdote nascondeva a San Leopardo. "Reverendo, quelli sono ebrei, li nasconda altrove, dopo di noi passerà una colonna delle SS". Anche la Cattedrale fu rifugio di una famiglia ebrea, cosiccome uno stabile di Montevolpino. Nelle ore a cavallo tra il 30 giugno ed il 1 luglio il conte Ettore Leopardi, guida il comune, insieme al prof. Biagio Biagetti, presidente della Congregazione di Carità che gestisce acquedotto e ospedale, e l'avv. Marino Cingolani, presidente della Cassa di Risparmio. Con l'ingresso degli alleati il GAP assume il controllo militare, il CLN quello provvisorio politico. A Recanati il faticoso percorso verso la democrazia ha inizio subito e sorprende per la sua vitalità mentre ancora a pochi km infuriano i combattimenti. I tedeschi si attestano a Loreto e Castelfidardo e lungo il Musone formano la linea Albert. A farsi carico di questi passaggi verso la normalità è il Comitato di Liberazione che assume i poteri amministrativi, politici e di polizia indicando all'Ufficiale degli Affari Civili del Governo Militare Alleato la figura di Angelo Sorgoni che di fatto può considerarsi il primo sindaco della Liberazione. Il CLN deve fare i conti con le difficoltà non tanto della ricostruzione (Recanati in questo è stata risparmiata dalle distruzioni), ma della disoccupazione e dell'approvvigionamento alimentare. Anche Recanati istituisce la Commissione di Epurazione con l'incarico di denunciare al competente organo della defascistizzazione i nominativi dei soggetti compromessi con il regime. Alcuni recanatesi, arrestati in altre parti d'Italia, dopo la detenzione in vari centri, finiranno con le proprie famiglie nello speciale campo di concentramento di Coltrano, riservato agli "irriducibili" e gestito da inglesi ed americani. 

Il fronte passa ma i recanatesi già attivi nel GAP o nel CLN non esitano ad arruolarsi nelle forze del Corpo Italiano di Liberazione e continuare la campagna di liberazione. Scelta che coinvolge Franco Cingolani (già comandante partigiano a Esanatoglia), Alberto Fagiani (gappista), Irnerio Madoni (responsabile CLN di zona), Everardo Capodaglio (gappista) che combatteranno fino alla liberazione finale nelle fila del CIL con Arrigo Boldrini. Recanati liberata ma tanti recanatesi ancora nei campi di prigionia e lavoro in Germania, Austria e Polonia (c'è chi tornerà solo nel 1946): Marcuccio Marcucci, Gino Benedetti, Mario Cipolletti, Galizio Ulderigi, Emiliano Maccaroni, Armando Pierini, Carlo Paciotti, Germino Marani, Armando Ghergo, Antonio Gambini, Gino Carloni, Giulio Palazzo, Pierino Lorenzini, Raimondo Mazzola.
Recanati liberata ma recanatesi a combattere a fianco della resistenza albanese, greca e jugoslava: Leonardo Fuselli, Dino Cingolani, Nazzareno Cammerucci, Dario Mazziero, Nazareno Biagiola, Luigi Borsini, Giuseppe Scarponi, Romeo Paolini, Nello Beccacece, Giuseppe Moriconi, Albino Biagiola, Gino Scarponi, Nello Casagrande, Nello Pompozzi, Dino Cingolani.
Per non dimenticare quei recanatesi che trovandosi nel sud Italia subito liberato, aderirono al Corpo Italiano di Liberazione risalendo la penisola fino alle porte di Recanati, come Gioacchino Grassetti.
Un elenco cui aggiungere i giovani che salirono a Montalto per aggregarsi alla Resistenza durante l'occupazione: Lucio Marchetti, Ivano Pecorari, Gino Fuselli, Risveglio Cappellacci, Romolo Menghi, Mario Fuselli, Ercole Corvatta, Il 19 ottobre 1944, DC, Partito d'Azione, Partito Socialista, Partito Comunista ricostituiscono il Comitato Comunale Recanatese di Liberazione presieduto da Arnaldo Orlandoni del PCI, da Sergio Biti (DC), Celso Minestroni (Partito d'Azione), Mariano Tubaldi (PSI), Lino Gioa (Patrioti). Il Comitato nomina anche la giunta che sarà guidata da Umberto Magrini, sindaco (PSI), vice Marcello Pericoli (DC), e dagli assessori Alfredo Vincenzoni (Pd'A), Mario Mariani (PCI), Irnerio Madoni (Patrioti), Francesco Argentati (Pd'A), Giuseppe Cecchini (DC).
I giornali di guerra inglesi danno risalto ad un torneo di calcio a Recanati che vede protagonisti ex nazionali d'Inghilterra, Irlanda e Polonia impegnati in appassionate partite contro rappresentative di giocatori italiani di categoria. Un torneo nella memoria di Bebi Patrizi, fucilato a Montalto. Mentre sulla linea Gotica si combatte ancora, a novembre Recanati espone 170 opere di artisti recanatesi contemporanei, fortemente voluta dal nuovo sindaco, Umberto Magrini, subentrato a Sorgoni chiamato ad impegni nazionali. Biagio Biagetti, Rodolfo Ceccaroni, Irnerio Patrizi, Cesare Peruzzi, Arturo Politi colorano quattro sale del palazzo comunale. Ma quelle partite di calcio, quei quadri c'è chi non li vedrà. Sono caduti per la Libertà, fucilati o in combattimento, o vittime della rappresaglia, i recanatesi Nazzareno Biagiola, Pietro Ghergo, Arduino Marconi, Filippo Acciarini, Alberto Patrizi, Armando Nina, Alberto Fagiani, Nazzareno Martinelli, Alfredo Cartocci, Oreste Mosca, Marco Menghini.
La Resistenza fu una spinta verso il riscatto dalle umiliazioni che coinvolse più o meno tutta la popolazione italiana.

 

On July 1, 1944, the Polish avant-gardes of the Karpaty Brigade, supported by explorers of the Italian Liberation Corps, entered Recanati from Via Falleroni and Montemorello, effectively sanctioning the Liberation of the city even if the Partisan Action Group, in command of Natale Gioia, had taken control of key points and manned those buildings and installations whose machinery was still intact and crucial for a possible recovery.
At the time of the Liberation of Recanati, the Gap had 35 operative partisans and 14 patriots in the city. Not to mention how many, in other areas of Italy and abroad, were active in the resistance line of those places.
A clandestine committee had already been set up in the autumn of 1943 and met in a cobbler's shop in Montemorello, that of Umberto Corvatta, or in a house in via Campo dei Fiori. A group of anti-fascists was formed: Angelo Sorgoni (persecuted by fascism, imprisoned and confined to Ustica), Marino Cingolani, Arnaldo Orlandoni, Giuseppe Gurini, Celso Minestroni, Giovanni Magnarelli, Natale Gioia, Irnerio Madoni, Silvio Corvatta, Vincenzo Marinelli.
Dozens of other Recanatesi were instead attached to the first partisan forces set up in the mountains. There was also a clandestine printing shop in the cellar of a downtown bar.
A cross-section of the harsh reality of the Recanatese countryside was recently offered to us by Matteo Petracci in his essay dedicated to the opposition of Recanati to fascism. There is also a cross-section of peasant and worker society with little inclination to fascism. 
But despite this strong pressure from fascism, Recanati became the place of secret meetings between the CLNs of the Marche and allied emissaries for years. The Potenza river, with the support of the Portorecanati GAP became a nerve center for landings and embarkations.
The first CLN was made up of Natale Gioia, Irnerio Madoni, Pietro Maggini, Captain Principi, Giuseppe Tarducci, Sergio Biti, Gaetano Carancini, Nazzareno Biagiola. The GAP was formed in October 1943.
Initially, a low profile was kept: relay races, armed escorts, weapons collection, dispatch of reluctants to the mountains, embarkations, protection of Jewish families, information gathering. Then in the days before July 1, the Gappist presence became sensitive: attacks on the militia barracks to free some political prisoners, armed clash near the Archi against republicans and Germans, sabotage of telephone lines near the German command at Villa Koch.
The slaughterhouse facilities that the Germans had prepared to move to the north, as well as the Molino power plant, were saved.
The mayor, foreseeing the end of fascism also in Recanati, had opened the granaries and spread the flour among the population the last days of June, so the Germans would find the deposits empty.
On 1 July the city rejoices in Piazza Leopardi where, confused in the crowd are the anti-fascist Angelo Sorgoni, who would have been called to the political guide of the municipality, and members of the Jewish family of Italo Servi who, for the first time after months of hiding, could reveal their identity, until then jealously protected by some brave Recanatesi who had decided to challenge the regime and the Germans, hiding them in their homes, to their risk being deported to extermination camps.
Italo Servi, returning to his homeland, at the Liberation of Milan, in 1945, became the first mayor of Sesto San Giovanni. On 30 June Armando Nina was shot in the Recanati countryside of Costa dei Ricchi in retaliation; in the aerial strafing of Palazzo Bello in the late afternoon of June 30, the 26-year-old Maria Teresa Carancini was fatally hit; in Recanati, on 1 July the very young Marco Menghini died torn by the explosion of detonators placed to detonate a German mine.
From a heavy German battery placed on the ridges of San Pietro, a series of shots starts which precisely hit the square of Potenza Picena, claiming victims among the people who were waiting for the allies to enter. There were 4 dead.
Other shots were directed towards Montelupone damaging the church of Santa Chiara. These shots fired from the buttresses of Recanati, together with the identification by the aerial reconnaissance of a German tank (actually abandoned) along the slope of Porta Marina, lead the Allies to better understand what the real intentions of the Germans in Recanati were and they suspended the approach to the city.
British fighters machine-guned Palazzo Carancini where a flag with a swastika was visible. 
In the hours between June 30 and July 1, Count Ettore Leopardi lead the town, together with prof. Biagio Biagetti, president of the Congregation of Charity that managed the aqueduct and hospital, and the lawyer Marino Cingolani, president of the Cassa di Risparmio. With the entry of the allies the GAP assumed military control. In Recanati the tiring path towards democracy began immediately and surprised for its vitality while the fighting raged just a few kilometers away. The Germans settled in Loreto and Castelfidardo and along the Musone River forming the Albert line. To take charge of these steps towards normality is the Liberation Committee which assumed administrative, political and police powers by indicating to the Civil Affairs Officer of the Allied Military Government the figure of Angelo Sorgoni who in fact can be considered the first mayor of the Liberation . The CLN has to deal with the difficulties not so much of reconstruction (Recanati has been spared in this from destruction), but of unemployment and food supply. Recanati also established the Purge Commission with the task of reporting the names of the subjects compromised with the regime to the competent defascistisation body. Some Recanatese, arrested in other parts of Italy, after being detained in various centers, ended up with their families in the special concentration camp of Coltrano, ran by the British and Americans. The front passed but the Recanatese already active in the GAP or CLN did not hesitate to enlist in the forces of the Italian Liberation Corps and continued the liberation campaign. Choice involving Franco Cingolani (former partisan commander in Esanatoglia), Alberto Fagiani (gappista), Irnerio Madoni (CLN area manager), Everardo Capodaglio (gappista) who fought until the final liberation in the ranks of the CIL with Arrigo Boldrini. Recanati freed but many  went to prison and work camps in Germany, Austria and Poland (some returned only in 1946): Marcuccio Marcucci, Gino Benedetti, Mario Cipolletti, Galizio Ulderigi, Emiliano Maccaroni, Armando Pierini, Carlo Paciotti, Germino Marani, Armando Ghergo, Antonio Gambini, Gino Carloni, Giulio Palazzo, Pierino Lorenzini, Raimondo Mazzola.
Recanati freed but went to fight alongside the Albanian, Greek and Yugoslav resistance: Leonardo Fuselli, Dino Cingolani, Nazzareno Cammerucci, Dario Mazziero, Nazareno Biagiola, Luigi Borsini, Giuseppe Scarponi, Romeo Paolini, Nello Beccacece, Giuseppe Moriconi, Albino Biagiola, Gino Scarponi, Nello Casagrande, Nello Pompozzi, Dino Cingolani.
Not to forget those Recanatese who, finding themselves immediately liberated in southern Italy, joined the Italian Liberation Corps by going up the peninsula to the gates of Recanati, like Gioacchino Grassetti.
A list to add with the young people who went up to Montalto to join the Resistance during the occupation: Lucio Marchetti, Ivano Pecorari, Gino Fuselli, Risveglio Cappellacci, Romolo Menghi, Mario Fuselli, Ercole Corvatta, October 19, 1944, DC, Party of Action, Socialist Party, Communist Party reconstituted the Recanatese Municipal Liberation Committee chaired by Arnaldo Orlandoni of the PCI, Sergio Biti (DC), Celso Minestroni (Action Party), Mariano Tubaldi (PSI), Lino Gioa (Patriots). The Committee also appointed the council that was led by Umberto Magrini, mayor (PSI), deputy Marcello Pericoli (DC), and by the councilors Alfredo Vincenzoni (Pd'A), Mario Mariani (PCI), Irnerio Madoni (Patrioti), Francesco Argentati (Pd'A), Giuseppe Cecchini (DC).
The English war newspapers highlighted a football tournament in Recanati that saw former national players of England, Ireland and Poland engaged in passionate matches against representatives of Italian players of the category. A tournament in the memory of Bebi Patrizi, shot in Montalto. While fighting on the Gothic line, in November Recanati exhibited 170 works by contemporary Recanati artists, strongly desired by the new mayor, Umberto Magrini, who took over from Sorgoni and was called to national commitments. Biagio Biagetti, Rodolfo Ceccaroni, Irnerio Patrizi, Cesare Peruzzi, Arturo Politi color four rooms of the town hall. But there were people who didn't see those football matches, those paintings. The Recanatese Nazzareno Biagiola, Pietro Ghergo, Arduino Marconi, Filippo Acciarini, Alberto Patrizi, Armando Nina, Alberto Fagiani, Nazzareno Martinelli, Alfredo Cartocci, Oreste Mosca, Marco Menghini have fallen for Freedom, shot or in combat, or victims of reprisal. .
The Resistance was a push towards redemption from the humiliations that involved more or less the entire Italian population.