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Sabato, 24 Marzo 2018 10:18

Oggi riapre la Chiesa di san Vito, una storia lunga 800 anni

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Il più antico documento riguardante la Chiesa di San Vito è del 1228, quand’era “pieve” del castello di Mons Sancti Viti  che all’inizio del XII secolo si unì, in unico “Comune”, agli altri due castelli (Mons. Vulpi e Mons. Murelli) esistenti nell’ altura del colle su cui oggi si estende la città di Recanati. Della costruzione romanica, risalente al secolo XI, rimane la parte bassa absidale esterna (fino ai vecchi sgocciolatoi) e frammenti del portale romanico-bizantino conservati nel lapidario del museo diocesano. Anche dopo la costituzione della diocesi di Recanati (1240) e la scelta della Chiesa di San Flaviano a Cattedrale, quella di San Vito conservò il titolo e i diritti di “Chiesa plebana” per cui, a riconoscimento del suo grande prestigio, le venne conferito il titolo di “Concattedrale o Chiesa Maggiore”. Il prevosto della Chiesa di San Vito era capo del capitolo , ma la maggiore autorità dopo quella vescovile. La Chiesa fu rifatta nel sec XV (1451) a triplice navata e travatura scoperta. La nuova costruzione fu allungata in direzione del piazzale facendo scomparire la vecchia torre che si trovava nel lato della facciata. Nel 1478 il Comune destinò 60 scudi per la costruzione di un campanile nella parte posteriore della chiesa; l’opera, incominciata con ampie proporzioni (metri 9 di lato base), è rimasta incompiuta. Nella seconda metà del Seicento, su disegno di Pierpaolo Jacometti, la Chiesa venne trasformata nella forma attuale. La facciata, profondamente lesionata dal terremoto di S. Marco (25 aprile 1741), è stata rifatta su disegno dell’architetto Luigi Vanvitelli  (1747/1749). La nuova facciata in cotto con colonne dicromatiche a spirale di ottimo effetto, conserva il portale originario. L’ altare maggiore, a stucco con colonne tortili intrecciate con foglie dorate è stato rifatto nel 1750 ad imitazione di quello marmoreo dedicato a S. Luigi nella chiesa di S. Ignazio a Roma. Nel 1855 è stata realizzata la nuova cappella dell’ Addolorata, su disegno di Giuseppe Brandoni. In questa chiesa, nella parte a sinistra dell’altare maggiore (sul presbiterio) è sepolto Padre Nicolò da Bobadilla, morto a Loreto il 23 settembre 1590, celebre filosofo e missionario, tra i fondatori, insieme a S. Ignazio di Loyola, della Compagnia di Gesù (1539). Del 1488 al 1524 la chiesa è stata officiata dai PP. Carmelitani di Loreto, poi, nel 1578 passò ai PP. Gesuiti i quali, con l’aiuto dei fratelli Piernicolò e Orazio Leopardi, fondarono un collegio che fu tra le principali istituzioni educative recanatesi fino al 1773, quando l’ordine venne soppresso da Clemente XIV che donò il collegio e la chiesa
al Municipio. Il collegio dei Gesuiti oltre all’istruzione curò la formazione spirituale istituendo delle pie congregazioni: dei Nobili (Assunta, 1585), degli Artisti o Artigiani (Presentazione,1582), degli Agricoltori (S. Eurosia) e della Gioventù studiosa(Annunciazione). I Gesuiti istituirono anche un’associazione per onorare i SS. Martiri facendo venire da Roma insigni reliquie tratte dalle catacombe, mentre la nobildonna napoletana Lucrezia Caraccioli nel 1588 donò alla Chiesa parte di una costola di S. Vito, conservata in prezioso reliquiario. Il Comune iniziò ad occuparsi della festa del Patrono di San Vito nel 1775, allorché destinò 50 scudi per conferire una decente solennità alle celebrazioni alle quali negli anni precedenti aveva provveduto il Collegio dei Gesuiti. Al tempo del poeta Giacomo Leopardi, nell’ oratorio adiacente all’ ingresso della chiesa (sulla destra di chi entra), la Congregazione dei Nobili era solita commemorare i venerdì di quaresima. Ben otto volte (1809-1814) fu incaricato Giacomo Leopardi di assolvere questo compito; i manoscritti di questi Sacri Ragionamenti (dei quali 4 pubblicati) si conservano nella biblioteca Leopardi…

Ultima modifica il Sabato, 24 Marzo 2018 12:34