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L’autorizzazione allo scarico delle acque reflue domestiche recapitanti sul suolo o acque superficiali è rilasciata dal Comune.

L’autorizzazione deve essere richiesta per tutti gli scarichi di reflui domestici o assimilabili al domestico che, a causa dell’impossibilità di recapitare su fognatura pubblica, devono essere recapitati a suolo o su corpo superficiale.

Ai sensi del D.lgs. 152/2006 art. 74, comma 1, lettera g), sono acque reflue domestiche le acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e di servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche.

L’autorizzazione è obbligatoria per i fabbricati di nuova costruzione oppure per quelli esistenti che modificano le caratteristiche qualitative dello scarico o il recapito terminale e deve essere rilasciata prima della S.C.I.A. di agibilità, ed in ogni caso prima dell'attivazione dello scarico.

Tutti gli scarichi a suolo o su corpo superficiale, anche se debitamente autorizzati ai sensi della normativa previgente, devono comunque adeguarsi ed essere conformi alle prescrizioni dell’art. 11 delle NTA del capitolo 10 del Piano regionale di Tutela delle Acque, approvato con DACR n. 302 del 29 febbraio 2000 (vedi nota1 [i])

DOCUMENTI DA PRESENTARE:

La domanda di autorizzazione si presenta compilando l'apposito modulo sotto riportato, in bollo, corredato degli allegati planimetrici e schemi costruttivi della rete fognaria interna e dei recapiti finali, nonché di specifico progetto dell'impianto corredato della scheda tecnica dello scarico e della relazione geologica. Dovrà essere allegato un progetto dettagliato del sistema o dell’impianto, che ne evidenzi le caratteristiche tecniche e funzionali (carico organico ed idraulico da trattare, dimensionamento del sistema di smaltimento, capacità di rimozione), le procedure di esercizio e le procedure e la periodicità della manutenzione.

Da allegare anche l’attestazione di pagamento dei diritti di segreteria.

REQUISITI:

L’autorizzazione allo scarico può essere presentata dal proprietario o da chi è titolare di un diritto reale sul bene oggetto di intervento.

MODALITA’ DI PRESENTAZIONE:

L'istanza può essere inoltrata tramite il servizio postale, consegnata direttamente al protocollo dove gli operatori rilasciano ricevuta comprovante la data di presentazione o tramite PEC. In caso di presentazione in formato cartaceo, dovrà essere allegato un CD con all’interno copia informatica della documentazione depositata in formato PDF.

ITER PROCEDURALE E TEMPISTICA:

lo scarico può essere attivato solo dopo il rilascio della specifica autorizzazione da parte del Comune.

I tecnici dello Sportello Unico per l’Edilizia ed Ambiente entro 30 giorni dalla data di presentazione provvedono alla verifica formale dell’istanza e della documentazione allegata e in caso di richiesta di documentazione carente, invitano l’interessato a depositare le integrazioni entro un termine prefissato non inferiore a 30 giorni.

Qualora l’interessato non provveda a presentare le integrazioni richieste la domanda decadrà automaticamente per decorrenza dei termini di integrazione.

Qualora manchino i presupposti per il rilascio dell’atto, verrà notificato all'interessato un diniego di autorizzazione nei tempi e modi previsti dalla L. 241/1990 E S.M.I.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO:

D.lgs 152/2006 e s.m.i.

Piano di Tutela delle Acque della Regione Marche e relative N.T.A., approvato dall'Assemblea legislativa regionale delle Marche con delibera DACR n.145 del 26/01/2010.

NOTIZIE UTILI:

Di seguito si riportano le indicazioni sulle tipologie di trattamento e sui dimensionamenti minimi previsti dal Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Marche:

TIPOLOGIA DI TRATTAMENTO

Per gli scarichi costituiti da miscuglio di acque reflue domestiche provenienti da rete fognaria privata con carico inquinante < 50 abitanti equivalenti e recapitanti al di fuori della pubblica fognatura, si identificano i seguenti sistemi ed impianti:

Sistemi e impianti con scarico in acque superficiali:

  • fosse Imhoff accompagnate a valle da:
  • fitodepurazione;
  • filtro batterico (a ghiaia) anaerobico;
  • filtro batterico (a ghiaia) aerobico;
  • filtro (a sabbia);
  • rotori biologici (biodischi).

Sistemi e impianti con scarico sul suolo:

  • fosse Imhoff accompagnate a valle da:
  • subirrigazione in terreni permeabili;
  • subirrigazione con drenaggio in terreni impermeabili;
  • filtro percolatore (anaerobico o aerobico);
  • filtro percolatore + subirrigazione;
  • filtri (a sabbia) con subirrigazione, nel caso di falda vulnerabile.

La manutenzione delle fosse Imhoff deve prevedere l’estrazione della crosta, nonché fino a 1/3 del fango presente, almeno una volta l’anno, o fino a due volte l’anno se così stabilito nell’autorizzazione allo scarico; la ditta specializzata che effettua la manutenzione rilascia un atto, contenente tutti gli elementi necessari al riscontro della operazione, al titolare dello scarico, che deve conservarlo, per ogni possibile controllo, per un periodo di almeno cinque anni.

Per i nuovi sistemi e gli impianti, per i quali sia accertata l’impossibilità tecnica o l’eccessiva onerosità, a fronte dei benefici ambientali conseguibili, di recapitare in reti fognarie pubbliche, è obbligatorio:

  • installare, immediatamente a monte della fossa Imhoff, un separatore di oli e grassi per le sole acque provenienti dalle cucine, che pertanto devono essere tenute separate dagli altri reflui domestici prima dell’ingresso nella fossa Imhoff;
  • avere efficienza progettuale, dichiarata dal fabbricante, di rimozione dei parametri BOD5, COD non inferiore al 50% e, per i solidi sospesi, non inferiore al 70%; tuttavia non sono stabiliti limiti di emissione né in concentrazione né in rimozione del carico inquinante;
  • acquisire la specifica approvazione da parte dell’Autorità d’Ambito, di cui all’art. 155, comma 1, del d.lgs. 152/2006 e s.m.i.

I parametri di dimensionamento minimo, da garantire in sede di progetto, per le fosse Imhoff, sono:

  • per vasche con rimozione dei fanghi, documentata, almeno una volta l’anno:
  • COMPARTO DI SEDIMENTAZIONE 0,10 m3/abitante equivalente;
  • COMPARTO DI DIGESTIONE FANGHI 0,15 m3/abitante equivalente;

  • per vasche con rimozione dei fanghi, documentata, almeno due volte l’anno:
  • COMPARTO DI SEDIMENTAZIONE 0,05 m3/abitante equivalente;
  • COMPARTO DI DIGESTIONE FANGHI 0,135 m3/abitante equivalente.

Per i sistemi di depurazione ad uso domestico non è richiesto il rispetto del limite di inedificabilità assoluta di almeno 100 metri, previsto dalla Deliberazione del Comitato Interministeriale per la Tutela delle Acque dall’Inquinamento del 4/02/1977. Essi devono comunque assicurare condizioni di salubrità per gli insediamenti circostanti, mediante opportuni accorgimenti, ivi compresa la copertura delle vasche.

  pdf Richiesta autorizzazione agli scarichi di acque reflue domestiche ed assimilate (620 KB)

 

 

 

 


[i] (nota 1)

Art. 11 INDIRIZZI TECNICI PER IMPIANTI DI PICCOLE DIMENSIONI

(NTA capitolo 10 del Piano regionale di Tutela delle Acque, approvato con DACR n. 302 del 29 febbraio 2000)

Per i nuclei abitativi isolati (fino a 50 abitanti equivalenti – a.e.) o laddove la realizzazione di una rete fognaria non sia conveniente ad un’analisi costi/benefici, si identificano sistemi di smaltimento di acque reflue urbane quali:

  • fosse Imhoff
  • fosse Imhoff accompagnate da subirrigazione
  • letti percolatori
  • biodischi
  • lagunaggio e fitodepurazione

La richiesta di rilascio dell’autorizzazione allo scarico in corpo idrico superficiale, è ricompresa nella concessione edilizia e deve essere corredata da un progetto dettagliato che ne illustri le caratteristiche tecniche e funzionali (dimensionamento del sistema di smaltimento, capacità di rimozione), nonché le prescrizioni per l’uso e la manutenzione dell’impianto (per gli impianti di vasca tipo Imhoff l’estrazione del fango e della crosta almeno due volte l’anno).

L’Ente, viste le suddette prescrizioni, rilascia l’autorizzazione, consigliando la tenuta di un registro delle manutenzioni per facilitare i controlli.

Per gli agglomerati tra 50 e 2.000 a.e. è consigliabile l’utilizzo di sistemi quali:

1) tecnologie a basso impatto tecnologico

  • impianti a schema semplificato SBR (discontinuo sequenziale)
  • fosse Imhoff
  • fitodepurazione
  • lagunaggio

L’utilizzazione degli impianti a fanghi attivi è legata alla garanzia di un controllo costante da parte di operatori o attraverso sistemi di controllo automatici.

Gli impianti esistenti e quelli di nuova realizzazione devono garantire una capacità di riduzione minima del 70% relativamente ai parametri BOD5, COD, solidi sospesi.

Per il raggiungimento della percentuale di rimozione indicata si consiglia di adottare prioritariamente le seguenti tecnologie:

  1. equalizzazione del carico idraulico;
  2. apparecchiature elettromeccaniche tecnologicamente adeguate;
  3. sistemi di trattamento quali lagunaggio e fitodepurazione.

La realizzazione di sistemi depurativi per gli agglomerati che ne siano sprovvisti o la loro ristrutturazione, deve essere stabilita in base ad una valutazione tecnico economica.

6 - Per gli impianti di queste dimensioni è vietato svolgere l’attività di smaltimento dei rifiuti speciali tranne quelli riconducibili a scarichi di reflui prevalentemente domestici (fosse settiche).