Contenuto principale

Messaggio di avviso

Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi ed esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione accetta il loro uso. Per ulteriori informazioni Clicca qui

Venerdì, 13 Settembre 2019 11:36

Stagione teatrale 2019-2020 del teatro Persiani di Recanati

Vota questo articolo
(0 Voti)

Un cartellone per tutti i gusti attende da novembre ad aprile il pubblico del Teatro Persiani di Recanati per la stagione 2019 / 2020 promossa dal Comune di Recanati con l’AMAT e con il contributo di Regione Marche e MiBACT. Il Teatro Persiani si conferma luogo di primaria importanza per la proposta culturale che con la nuova stagione di prosa offre un cartellone capace di intercettare desideri e gusti di un pubblico attento e curioso.

L’inaugurazione il 15 novembre è con una commedia tutta al femminile, Figlie di Eva di Michela Andreozzi, Vincenzo Alfieri e Grazia Giardiello, con Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi per la regia di Massimiliano Vado. Tre donne sull'orlo di una crisi di nervi sono legate allo stesso uomo, un politico spregiudicato, corrotto e doppiogiochista, candidato premier delle imminenti elezioni. Un po' Pigmalione, un po' Club delle prime mogli, un po' Streghe di Eastwick, Figlie di Eva è la storia di una solidarietà ma anche della condizione femminile, costretta a stare un passo indietro ma capace, se provocata, di tirare fuori risorse geniali.

Il 28 novembre è la volta di La piccola bottega degli orrori con Giampiero Ingrassia che dopo 30 anni esatti torna ad interpretare il ruolo di Seymur nel primo musical italiano prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi, che ha segnato nel 1989 il suo primo debutto in un genere che negli anni lo ha visto con successo protagonista di grandi titoli internazionali. Sarà in scena con lui Fabio Canino, già attore di esperienza nel teatro di prosa, che affronta con grande entusiasmo per la prima volta il musical, interpretando il ruolo di Mushnik. Ad affiancarli nel ruolo di Audrey l’esplosiva Belia Martin che torna in Italia dopo lo straordinario successo di Sister Act. Questa quarta edizione italiana, diretta da Piero Di Blasio e prodotta da Alessandro Longobardi, Viola Produzioni, OTI Officine del Teatro Italiano e Bottega Teatro Marche vedrà nel ruolo della pianta Audrey 2 una Drag Queen. A completare il cast Orin il dentista, tre strepitose coriste sempre in scena e l’ensemble composto da 4 performer. Spazio alla danza nella sua declinazione più spettacolare il 19 dicembre. Per festeggiare i 25 anni dalla fondazione della compagnia italiana Kataklò, la coreografa e direttrice artistica Giulia Staccioli offre al pubblico del Teatro Persiani un esclusivo riallestimento di Eureka, acclamato “cavallo di battaglia” della compagnia arricchito e rivisto nelle scelte coreografiche, musicali e scenografiche. In Eureka resta intatto e ben riconoscibile il carattere che ha reso Kataklò la compagnia di Athletic Dance Theatre italiana più amata e richiesta al mondo: l’universalità del linguaggio, capace di fondere corpi, luci, ombre e suoni in una scena tanto curata ed evocativa quanto essenziale e coinvolgente per il pubblico più vasto ed eterogeneo. A che servono gli uomini? in scena il 29 gennaio è una commedia musicale scritta da Iaia Fiastri, commediografa di successo e storica collaboratrice della premiata ditta Garinei e Giovannini con la quale firma, tra gli altri, Aggiungi un posto a tavola, Alleluja brava gente e Taxi a due piazze. La protagonista di questo nuovo allestimento è Nancy Brilli, attrice di talento, dotata di grande simpatia e intelligenza scenica che interpreta Teodolinda, Teo per gli amici, una donna in carriera stufa del genere maschile. La regia dello spettacolo – che vede la partecipazione di Fioretta Mari - è affidata alla brillante e creativa Lina Wertmüller, le musiche dello spettacolo sono dell’indimenticato grande Giorgio Gaber. Da ventisette anni, ogni giorno, Michele Serra condivide con i lettori di un quotidiano le proprie riflessioni su un fatto di cronaca o di costume, su un episodio di politica interna o estera. Che conseguenze comporta, per uno scrittore, l’immancabile appuntamento? È una condanna o un’opportunità? Il 14 febbraio giunge al Teatro Persiani con lo spettacolo L’amaca di domani per la regia di Andrea Renzi. Il 28 febbraio è la volta de I Miserabili di Victor Hugo, nell’adattamento teatrale di Luca Doninelli, con la regia di Franco Però. Lo spettacolo è interpretato, tra gli altri, da un attore di “razza” come Franco Branciaroli accompagnato da un eccellente e numeroso cast d’interpreti. Branciaroli è il galeotto redento Jean Valjean nella versione per il teatro del monumentale romanzo, «un’impresa temeraria» la definisce lo scrittore Luca Doninelli, artefice della sfida: l’adattamento del romanzo “monstre”, bestseller dal 1862, patrimonio dell’umanità, testo di 1500 pagine, talmente fluviale che quasi nessuno ha letto per intero e le cui magiche atmosfere rivivono ora a teatro. Giorgio Pasotti e Mariangela D’Abbraccio con Hamlet, riadattamento della grandiosa opera di William Shakespeare per la regia di Alessandro Angelini, concludono la stagione il 17 aprile. In tutto il panorama di personaggi shakespeariani non esiste un eroe più moderno di Amleto. Questo perché già diversi secoli prima della nascita della psicanalisi, Amleto s’impone come un personaggio dalla psiche profonda e complessa. La sua battaglia, prima ancora che col mondo esterno è interiore e quindi attuale.

Nuovi abbonamenti dal 22 ottobre presso biglietteria Teatro Persiani 071 7579445.

 

 

 

15 NOVEMBRE

FIGLIE DI EVA 

di Michela Andreozzi, Vincenzo Alfieri e Grazia Giardiello

con Maria Grazia Cucinotta

Vittoria Belvedere 

Michela Andreozzi

e con Marco Zingaro

regia Massimiliano Vado

produzione Bis Tremila 

Tre donne sull'orlo di una crisi di nervi sono legate allo stesso uomo, un politico spregiudicato, corrotto e doppiogiochista, candidato premier alle imminenti elezioni. Elvira è la sua assistente perfetta, Vicky la moglie e Antonia la ricercatrice universitaria che sta aiutando il figlio del politico a laurearsi. Ma le tre donne sono anche di più: Elvira è una specie di Richelieu, una grande donna dietro un grande uomo; Vicky è l'artefice della fortuna

economica del marito e Antonia una professoressa che vende voti all'università. L'uomo dopo averle usate per arrivare in vetta, le scarica senza mezzi termini. Elvira scopre che ha firmato dei documenti che la possono incastrare e si ritrova ad essere intestataria di società fallimentari. Vicky viene lasciata per una Miss appena maggiorenne. Antonia, dopo aver portato alla laurea il figlio del candidato premier, un emerito imbecille, viene fatta fuori dall'Università e al suo posto viene preso proprio il ragazzo. Le donne, dopo un tentativo di vendetta personale che nessuna di loro riesce a portare a termine, pur conoscendosi appena e detestandosi parecchio, si uniscono per vendicarsi tutte insieme. Ingaggiano un giovane, bellissimo e sprovveduto attore squattrinato, Luca, e come tre streghe usano tutti i loro trucchi per trasformarlo ne “l'uomo perfetto”: lo istruiscono, lo sistemano e lo preparano, fino a fare di lui un antagonista politico cosı̀ forte da distruggere il cinico candidato premier proprio sul terreno in cui si sente più forte, la politica. Un po' Pigmalione, un po' Club delle prime mogli, un po' Streghe di Eastwick, Figlie di Eva è la storia di una solidarietà ma anche della condizione femminile, costretta a stare un passo indietro ma capace, se provocata, di tirare fuori risorse geniali e rimontare vincendo in volata.

 

 

 

 

 

          

 

28 NOVEMBRE

LA PICCOLA BOTTEGA

DEGLI ORRORI 

testi e libretto Howard Ashman

musiche Alan Menken

con Giampiero Ingrassia, Fabio Canino, Belia Martin

regia Piero Di Blasio

scene Gianluca Amodio

costumi Francesca Grossi

coreografie Luca Peluso

direzione musicale Dino Scuderi

produzione Alessandro Longobardi Viola Produzioni

OTI Officine del Teatro Italiano Bottega Teatro Marche 

Dopo 30 anni esatti Giampiero Ingrassia torna ad interpretare il ruolo di Seymur ne La piccola bottega degli orrori - il primo musical italiano prodotto dalla Compagnia della Rancia con la regia di Saverio Marconi - che ha segnato nel 1989 il suo primo debutto in un genere che negli anni lo ha visto con successo protagonista di grandi titoli internazionali. Sarà in scena con lui Fabio Canino, già attore di esperienza nel teatro di prosa, che affronta con grande entusiasmo per la prima volta il musical, interpretando il ruolo di Mushnik. Ad affiancarli nel ruolo di Audrey l’esplosiva Belia Martin che torna in Italia dopo lo straordinario successo di Sister Act prodotto da Alessandro Longobardi. Questa quarta edizione italiana, diretta da Piero Di Blasio, vedrà nel ruolo della pianta Audrey 2 una Drag Queen. A completare il cast Orin il dentista, tre strepitose coriste sempre in scena e l’ensemble composto da 4 performer.

LA STORIA

Little Shop of Horrors, il musical basato sull'omonimo film del 1960 diretto da Roger Corman, debutta nel maggio del 1982 al Works Progress Administration Theatre di New York, per poi spostarsi nel luglio dello stesso anno all'Orpheum Theater, uno dei più importanti teatri Off-Broadway. La produzione, diretta dallo stesso Ashman, riceve critiche molto positive, vincendo diversi premi sia a New York che a Londra. Dopo 2.209 repliche, è il terzo musical più a lungo rappresentato nella storia dei teatri Off-Broadway. Nel 2003 il musical fa il salto di qualità e debutta in un teatro di Broadway, il Virginia Theater, dove rimane in scena per quasi un anno. Nel 1986 la trasposizione cinematografica diretta da Frank Oz ottiene due candidature agli Oscar: miglior canzone originale (“Mean Green Mother from Outer Space”, che insieme al brano che dà il titolo al musical e a “Skid Row”, “Somewhere That's Green”, “Suddenly Seymour” diventa una hit) e migliori effetti speciali. In Italia il musical è stato prodotto per la prima volta dalla Compagnia della Rancia nel 1988 per la regia di Saverio Marconi e poi ripreso in diverse edizioni successive. Dopo 12 anni torna nei teatri italiani grazie a Viola Produzioni (in coproduzione con OTI - Officine del Teatro Italiano e con Bottega Teatro Marche) che ne ha riacquistato i diritti ed è pronta a presentarlo nella sua versione 2.0.

 

 

 

 

 

 

19 DICEMBRE

EUREKA 

di Giulia Staccioli

una produzione MITO SRL

ideazione e direzione artistica Giulia Staccioli

collaborazione artistica Vito Cassano e Alberta Palmisano

performers Matteo Battista, Giulio Crocetta, Carolina Cruciani

Eleonora Guerrieri, Sara Palumbo, Stefano Ruffato

musiche autori vari

realizzazione elementi di scena e costumi Studenti di Scenografia Accademia di Brera

Valerio Brambilla, Greta Gasparini, Erika Mazzola, Francesca Moioli, Beatrice Torresin

promozione e distribuzione Progetti Dadaumpa 

Per festeggiare i 25 anni dalla fondazione della compagnia italiana Kataklò Athletic Dance Theatre, la coreografa e direttrice artistica Giulia Staccioli offre al pubblico italiano un esclusivo riallestimento di Eureka realizzato appositamente per un tour in Brasile che avverrà tra ottobre e novembre 2019. Lo spettacolo ha già debuttato in Italia nel 2016 ma è stato arricchito e rivisto nelle scelte coreografiche, musicali e scenografiche. In Eureka resta intatto e ben riconoscibile il carattere della compagnia, ciò che ha reso Kataklò la compagnia di Athletic Dance Theatre italiana più amata e richiesta al mondo: l’universalità del linguaggio, capace di fondere corpi, luci, ombre e suoni in una scena tanto curata ed evocativa quanto essenziale e coinvolgente per il pubblico più vasto ed eterogeneo. Eureka (dal greco ho trovato) rimanda alla celebre esclamazione utilizzata dal matematico greco Archimede per celebrare e condividere con la sua gente la sua sorprendente scoperta. Giulia Staccioli comunica con lo stesso vigore del celebre scienziato la sua rielaborata e inedita visione di Idea e la voglia di condividere con il pubblico la ricerca di un movimento nuovo, espressivo, intenso, teatrale, sempre immediatamente comprensibile e apprezzabile da tutti. I due tempi dello spettacolo sono molto diversi tra loro: il primo è intenso, poetico, evocativo, quasi in bianco e nero, protagonisti il corpo e la luce; il secondo è invece colorato, energico, coinvolgente e ironico. Eureka è uno show a quadri, il cui cuore pulsante è rappresentato dalle straordinarietà fisiche ed espressive di sei performer, già applauditi dagli spettatori di tutto il mondo nelle tournée dello spettacolo Puzzle e Play. In alcuni quadri dello spettacolo i performer in scena hanno la responsabilità e la spettacolare difficoltà di condividere il palco con alcune comparse del pubblico desiderose di far parte in modo attivo e performativo alla riuscita dello show, che verranno letteralmente avvolti dalla scena godendo della performance dal suo interno. Le comparse del pubblico, che si candidano spontaneamente e consapevolmente e ai quali non è richiesta alcuna preparazione atletica o teatrale specifica, diventano così, ad ogni replica, dei componenti unici ed originali per la messa in scena, per donare allo spettatore nuovi impulsi e un nuovo elettrizzante punto di vista sul teatro. La partecipazione delle comparse sarà coordinata dalla compagnia in collaborazione con il teatro. Alla direttrice artistica Giulia Staccioli, il compito di istruirle su ruoli e compiti due ore prima dell’inizio dello spettacolo. Ecco quindi che Eureka diviene un fresco omaggio al concetto stesso di spettacolo dal vivo; un manifesto per la naturale armonia tra performer e spettatori, coreografia e movimento naturale. È un connubio tra teatro e realtà, collaborazione generosa tra le parti, una gioia per gli occhi e un’arte diretta alla condivisione dei sentimenti collettivi più profondi. La scelta musicale contribuisce in maniera impeccabile alla costruzione quasi spontanea di quest’atmosfera, che è capace di richiamare l’uomo alla terra e da lì, gettando nuova luce sul corpo, raggiungere la danza. I performers in scena sono tutti provenienti dal percorso formativo di Accademia Katakló Giulia Staccioli, la prima accademia di formazione e avviamento professionale dedicata a performer di Athletic Dance Theatre, nata a Milano nel 2010 all'interno di DanceHaus Susanna Beltrami.

 

 

 

 

 

29 GENNAIO

A CHE SERVONO

GLI UOMINI? 

commedia di Iaia Fiastri

con Nancy Brilli

con la partecipazione di Fioretta Mari

e altri 3 attori in via di definizione

regia Lina Wertmüller

musiche Giorgio Gaber

produzione Primoatto Produzioni 

A che servono gli uomini? è una commedia musicale scritta da Iaia Fiastri, commediografa di successo e storica collaboratrice della premiata ditta “Garinei e Giovannini” con la quale firma, tra gli altri, Aggiungi un posto a tavola, Alleluja brava gente e Taxi a due piazze. Nel 1988, anno della prima messa in scena della commedia, la protagonista venne interpretata da Ombretta Colli, e suo marito Giorgio Gaber preparò per lo spettacolo una colonna sonora ricca di ritmi, originalità, brani belli e semplici che arrivano subito all’orecchio e rimangono nella testa degli spettatori. La protagonista di questo nuovo allestimento sarà Nancy Brilli, attrice di gran talento, che interpreterà Teodolinda, Teo per gli amici, una donna in carriera stufa del genere maschile, che si definisce soddisfatta della sua vita da single ma rimpiange di non aver mai avuto un figlio. Un giorno scoprirà che il suo vicino di casa (un giovane imbranato con le donne) lavora presso un istituto di ricerche genetiche dove si pratica l’inseminazione artificiale. Con il pretesto di una visita all’istituto, Teo ruberà la provetta numero 119, riuscendo a diventare madre senza avere i fastidi di un rapporto con l’altro sesso, che finora si è rivelato solo fonte di delusioni. Durante la gravidanza, spinta dalla curiosità, cercherà però in tutti i modi di conoscere il nome del donatore, e con uno stratagemma riuscirà a scoprirlo. Ed ecco il colpo di scena! L’uomo è Osvaldo, quarantenne che vive ancora con la madre, dai modi rozzi e con una grande considerazione di sé stesso. La scoperta innescherà una serie di situazioni comiche e offrirà numerosi spunti di riflessione sul ruolo attuale della donna, sempre più emancipata ma in costante conflitto con i dogmi della società civile. 

A dispetto del titolo, questa non è una commedia femminista. Adattata dalla pièce scritta negli anni '80 da Iaia Fiastri, A che servono gli uomini è più attuale che mai, toccando un tema caro a molte donne sole: il desiderio di avere un figlio. Con leggerezza, ironia, equivoci e tante risate, la commedia racconta l'avventura di una donna determinata, che ritiene di poter vivere felicemente sola e che decide, prima che sia troppo tardi, di mettere al mondo un figlio, sfruttando le possibilità della fecondazione artificiale. Ma è proprio la gravidanza a mettere Teo - la protagonista interpretata dalla brava e spiritosa Nancy Brilli - di fronte alla sua solitudine e a mettere in discussione la sua visione del mondo. Nata nella tradizione a me molto cara del teatro di Garinei & Giovannini, A che servono gli uomini sarà per me come un ritorno a casa, agli anni in cui muovevo i miei primi passi nel mondo dello spettacolo, sotto le ali leggere e musicali dello storico duo. Ed è anche un affettuoso omaggio a chi dopo di me è stata al loro fianco, e al grande musicista Giorgio Gaber, autore delle canzoni. Lina Wertmüller

Diceva il grande Pietro Garinei che se Jaja Fiastri fosse nata in America sarebbe stata una Lillian Hellmann, o una Nora Ephron. In realtà qui da noi ha dovuto lottare per veder riconosciuto il suo reale valore, per vedere il suo nome al posto giusto. Da grande commediografa è stata capace di utilizzare la leggerezza come qualità fondamentale, come risposta alla crisi di cui tutti siamo testimoni, un modo talentuoso per trovare la forza di modificare la realtà. Un autore immenso come Calvino sosteneva nelle sue Lezioni americane che “La leggerezza si associa con la precisione e la determinazione, la vivacità e l’intelligenza sfuggono alla condanna della pesantezza”. Nulla può trovarmi più d’accordo. Fortunatamente non ho il complesso della ponderosità, piuttosto ho il mito dell’intelligente ironia, e ne vado continuamente in cerca per i miei spettacoli. Avevo 23 anni quando Jaja terminò questo testo, unico per il quale Giorgio Gaber abbia scritto le musiche, e mi ha continuato a chiedere, nel tempo, di portarlo in scena. Lo faccio ora. Questa non è solo una commedia, è un atto d’amore. Nancy Brilli

 

 

 

 

14 FEBBRAIO

L’AMACA

DI DOMANI

CONSIDERAZIONI

IN PUBBLICO

ALLA PRESENZA

DI UNA MUCCA 

di e con Michele Serra

regia Andrea Renzi

scene e costumi Barbara Bessi

luci Cesare Accetta

produzione SPAlive

in collaborazione con Teatri Uniti 

Scrivere ogni giorno, per ventisette anni, la propria opinione sul giornale, è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare le bestie, che per esistere non sono condannate a parlare? Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale comico e sentimentale, impudico e coinvolgente nel quale Michele Serra apre allo spettatore la sua bottega di scrittura. Le persone e le cose trattate nel corso degli anni – la politica, la società, le star vere e quelle fasulle, la gente comune, il costume, la cultura – riemergono dal grande sacco delle parole scritte con intatta vitalità e qualche sorpresa. Dipanando la matassa della propria scrittura, Michele Serra fornisce anche traccia delle proprie debolezze e delle proprie manie.

Il vero bandolo, come per ogni cosa, forse è nell’infanzia. Il finale, per fortuna, è ancora da scrivere.

 

 

 

 

 

28 FEBBRAIO

I MISERABILI 

di Victor Hugo

adattamento teatrale Luca Doninelli

con Franco Branciaroli

e con [in o.a.] Alessandro Albertin, Silvia Altrui, Filippo Borghi, Romina Colbasso, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi

Andrea Germani, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo

regia Franco Però

scene Domenico Franchi costumi Andrea Viotti

luci Cesare Agoni musiche Antonio Di Pofi

produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro De Gli Incamminati  

CONVERSAZIONE CON FRANCO PERÒ REGISTA DE I MISERABILI

a cura di Ilaria Lucari

Accostarsi ai “I Miserabili” di Victor Hugo ha rappresentato per tutti voi, attori e creatori, un’impresa emozionante e anche “temeraria”, come l’ha definita Luca Doninelli accettando la sfida dell’adattamento di questo capolavoro... 

Molti sono stati i motivi che ci hanno spinto verso questa follia: forse uno dei primi che ci portati verso questa scelta, è nato dallo sguardo sul momento che stiamo vivendo nelle nostre società, dove si assiste all’inesorabile ampliarsi della forbice fra i “molto ricchi” e i “molto poveri”, fra chi è inserito nella società e chi invece ne è ai margini. Dopo anni in cui, allo Stabile, attraverso la drammaturgia, abbiamo indagato il microcosmo della famiglia (Scandalo di Schnitzler, Play Strindberg di Dürrenmatt), apriamo ora lo sguardo al macrocosmo della società. C’è poi un’altra considerazione: il pubblico, a teatro, sembra sempre più attratto da operazioni legate alla narrativa. La narrativa sulla scena è un mezzo che permette di attrarre anche fasce non abituate a frequentare le platee teatrali. Naturale dunque guardare ai grandi romanzi. Poi subentrano le passioni, le vicinanze culturali che ognuno possiede. Accanto a quella mitteleuropea, ho sempre frequentato soprattutto la letteratura francese

(come l’adattamento de Lo Straniero lo splendido romanzo di Camus, che ho portato più volte sulla scena). Ne I Miserabili possiamo vedere la storia della redenzione di un galeotto, il rapporto con il sacro, la grande Storia, l’amore, la ribellione, l’ingiustizia sociale... Concordo con il recente parere di un critico francese che ha scritto che si tratta forse del romanzo più famoso che esista in occidente, ma che pochissimi hanno letto per intero, tanto è imponente. I Miserabili è veramente un fiume in piena: devi gettarti dentro e lasciarti trasportare. 

È anche un’opera capace come rare di parlare al nostro tempo... 

Non c’è stata una giornata delle prove in cui per sistemare una battuta, per cercare una parola, non ci si sia imbattuti in concetti universali, pensieri che toccano il mondo di oggi, le nostra società occidentali... Un giorno mi suonava strana la battuta di uno dei giovani rivoluzionari e ho riguardato il romanzo, certo che ci fosse stato qualche aggiustamento drammaturgico: sembrava scritta nel nostro ’68. Invece Luca Doninelli aveva preso esattamente la frase di Victor Hugo, che continua a stupirci e impressionarci per queste sue assonanze con l’attualità, per la capacità di affrontare temi diversissimi, di mettere assieme momenti alti e momenti bassi... ed è questo un altro tratto distintivo della sua travolgente scrittura. 

In questo grande affresco, ogni personaggio, ogni storia ha rilievo, respiro, chiaroscuri da tratteggiare: accanto a Franco Branciaroli, ha raccolto attori diversi per formazione e provenienza, ma tutti di notevole talento... 

Ogni personaggio è protagonista di un proprio romanzo all’interno de I Miserabili, ogni attore ha un ruolo fondamentale: mi è sembrato giusto partire dagli otto attori che compongono la Compagnia dello Stabile del Friuli Venezia Giulia, poi ho integrato il cast con alcuni altri attori tutti di grande qualità... e poi esiste Jean Valjean. Un personaggio monstre che aveva bisogno di un attore altrettanto monstre: Franco Branciaroli. Diverse ragioni mi hanno indirizzato a lui: mi ha favorito sapere che aveva già collaborato con lo Stabile in un affascinante Galileo, mi hanno colpito alcune sue follie sceniche, come “Dipartita finale” che ho voluto nella scorsa stagione,

e naturalmente ho ammirato la sua carriera, i lavori con Ronconi... C’è inoltre il piacere di incontrarlo finalmente sulla scena: mi era capitato soltanto in una singolare occasione di inizio carriera. Il primo spettacolo che affrontai fuori Trieste, da giovane e inespertissimo attore, fu infatti il Gesù di Carl Theodor Dreyer prodotto dallo Stabile di Torino per la regia di Aldo Trionfo. Eravamo un grande gruppo, tutti nel ruolo dei “fraticelli”: attorno a me, Nanni Garella, Saverio Marconi... e Franco Branciaroli era naturalmente Gesù. Poi ci siamo incrociati spesso, ma stranamente mai trovati sullo stesso palcoscenico. Ho messo in rapporto tutto ciò, la sua bravura, la sua generosità e la sua capacità di essere fuori dalle regole, fuori dagli schemi... com’è Jean Valjean, che è tutto: un santo e anche un vero galeotto. E l’incontro è avvenuto ed è stato molto bello. Sono rimasto colpito dall’atteggiamento di Franco (che devo ringraziare anche per l’incontro con Luca Doninelli), dalla sua disponibilità, l’impegno, il pudore e la sensibilità con cui propone e suggerisce... Branciaroli è un grande strumento, uno dei rari attori che si mette completamente a disposizione del lavoro. 

Come ha concepito, assieme ai suoi collaboratori, una dimensione iconografica in grado di restituire soluzioni per le tante ambientazioni previste dal romanzo? 

Cerco sempre di creare un’armonia fra i diversi linguaggi che si fondono nello spettacolo e trovarla per I Miserabili era fondamentale: da un lato ho collaborato con professionisti con cui ho un rapporto di fiducia da lungo tempo, come Andrea Viotti per i costumi e Antonio Di Pofi, per le musiche. Dall’altra parte ho invece cercato di svincolarmi dal passato, cercando qualcuno che mi provocasse con nuove idee. Domenico Franchi – un artista di grande esperienza e scuola, che è scenografo e pittore – ha risposto appieno a questa mia esigenza e nella scenografia ha saputo coniugare una necessaria astrazione alla concretezza materica. La scena è dominata da tre elementi che sembrano una rivisitazione degli antichi periaktoi: si muoveranno sempre, offrendo la possibilità di continui mutamenti di scena e di sfondo e questo non certo seguendo l’idea di definire realisticamente tutti gli infiniti spazi in cui si svolge l’azione. Anzi, tali elementi mobili, dialogano contemporaneamente con le esigenze fisiche dello spettacolo e con l’immaginazione degli spettatori, rimandando a immagini diverse, magari anche a quella di libri, di cui gli attori stessi apriranno e muoveranno pagine diverse, attraversando il grande romanzo di Hugo ed il suo mondo, basso e alto, tragico e in continuo mutamento. Nel contempo desideravo che i costumi raccontassero invece precisamente l’epoca in cui è stato scritto il romanzo, creando così un cortocircuito in grado d’evidenziare ancor più la forza narrativa dei suoi temi, che possono ancora percorrere la nostra società. Andrea Viotti ha lavorato molto su questa indicazione, partendo da illustrazioni francesi d’epoca, base di una ricostruzione e reinvenzione dei costumi dalla splendida forza evocativa. In qualche modo, sulla stessa linea abbiamo lavorato con Antonio Di Pofi sull’invenzione musicale, che fonde due aspetti: momenti più popolari da una parte, più trascinanti dall’altra, essenziali questi ultimi per la creazione di atmosfere capaci di condurci dentro una storia che attraversa anni ed intere esistenze. Altrettanto importante infine l’apporto delle luci di Cesare Agoni, che ho conosciuto proprio in occasione dei Miserabili: il suo intervento è stato molto raffinato, per la sottile capacità di incidere nelle scene, nei movimenti e nei volti dei personaggi.

 

 

 

 

   

 

17 APRILE

HAMLET 

con Giorgio Pasotti, Mariangela D’Abbracccio

regia Alessandro Angelini

produzione TSA Teatro Stabile d’Abruzzo, FattoreK

Stefano Francioni Produzioni 

In tutto il panorama di personaggi shakespeariani non esiste un eroe più moderno di Amleto. Questo perché già diversi secoli prima della nascita della psicanalisi, Amleto s’impone come un personaggio dalla psiche profonda e complessa. La sua battaglia, prima ancora che col mondo esterno è interiore e quindi attuale. Non devono trarre in inganno, le armi, il regno di Elsinore, il linguaggio d’altri tempi, Amleto vive e si nutre ad ogni rivisitazione del tributo che si paga ai capolavori; adattandolo non se ne scalfisce il valore, semmai lo si rinnova. Ad ogni rivisitazione il suo mito cresce, si scoprono nuove aderenze alla contemporaneità e s’accresce la precisione della sua spada perché penetri con maggior precisione.

Nella sua incapacità di scegliere - nel subire il peso fisico e terreno che deriva da tali indecisioni - nell’isolamento che arriva a sfiorare la follia, Amleto è un personaggio dei giorni nostri. Un uomo imprigionato nella sua condizione, simile in tutto e per tutto a quelli che s’incontrano lungo i marciapiedi delle nostre città. Uomini di ogni età e ceto sociale, incapaci di reagire alle avversità che li hanno presi di mira, paralizzati in attesa di un evento che li strappi alla loro condizione e li faccia ripartire, animati dal desiderio di rivalsa verso la società che li ha declassati, la donna che li ha delusi. Dagli affetti che avrebbero dovuto proteggerli.

 

 

 

BIGLIETTERIA

Teatro Persiani, corso Cavour, 62019 Recanati

T 071 7579445

 

ABBONAMENTI [7 spettacoli]

9 - 17 ottobre rinnovi con conferma del posto

18 - 19 - 20 ottobre rinnovi con possibilità di cambio posto

22 – 31 ottobre nuovi

Biglietteria del Teatro Persiani aperta dalle ore 17 alle ore 19.30

 

settore A                     euro 160                                 ridotto* euro 130

settore B                    euro 130                                 ridotto* euro 95

settore C                     euro 95                                               ridotto* euro 65

 

BIGLIETTI

dal 6 novembre vendita biglietti per tutti gli spettacoli

la biglietteria del Teatro Persiani è aperta dal mercoledì al sabato dalle ore 17 alle ore 19.30

nei giorni di spettacolo feriali la biglietteria è aperta dalle ore 17

la domenica di spettacolo la biglietteria è aperta dalle ore 15

 

settore A                     euro 25                                   ridotto* euro 20

settore B                     euro 20                                   ridotto* euro 15

settore C                     euro 15                                   ridotto* euro 10

loggione                      euro 10

 

*La riduzione è valida per i giovani fino a 25 anni e gli adulti oltre i 65 anni, possessori Marche Cultura Card e convenzionati vari. Per lo spettacolo Play la riduzione è valida anche per gli iscritti scuole danza. Riduzioni previste anche per possessori Carta Regionale dello Studente.

 

INFORMAZIONI

Teatro Persiani 071 7579445

AMAT  071 2072439 amatmarche.net

Call Center 071 2133600

 

INIZIO SPETTACOLI 

ore 21.30

 

 

 



 

 

 

Ultima modifica il Venerdì, 13 Settembre 2019 13:49